martedì 25 dicembre 2012

Verde…NATALE!



In questi giorni di festa mi sono ritrovata a sfogliare diversi libri che possiedo da molto tempo e che amo molto leggere nei momenti di relax. Tra le tante cose interessanti che ho letto, ho trovato alcune tradizioni e leggende legate al Natale e alle piante che da sempre lo rappresentano, così ho pensato di metterle nel mio blog.
 
L’ABETE
 
Nell’alfabeto arboreo dei druidi, dove ogni lettera prende il nome da un albero o un arbusto di cui è l’iniziale, l’abete bianco (ailm) corrisponde alla prima lettera.
Fin dall’antico Egitto l’abete fu considerato l’albero della Natività, non meno importante della palma perché era la pianta sotto la quale era nato il dio di Biblos.
In Grecia l’abete bianco (elàte) era sacro alla dea Artemide, cioè alla luna, protettrice delle nascite, in onore della quale si sventolava durante le feste dionisiache un suo ramo intrecciato con edera e adornato in punta da una pigna.
L’abete, insieme alla betulla, è considerato tra le popolazioni dell’Asia settentrionale un albero cosmico che si erge al centro dell’universo, la cui cima penetra nel cielo e le sue radici affondano negli inferi.
Nel calendario celtico l’abete era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giornata che seguiva quella del solstizio d’inverno.
Il legame tra l’albero e il solstizio è documentato anche nei paesi scandinavi e germanici, dove nel Medioevo ci si recava poco prima delle feste solstiziali nel bosco a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi.
Nei paesi latini l’abete natalizio, scomparso in molti territori durante la loro evangelizzazione, ritornò molto tardi. Nel 1840 la principessa Elena Mecklenburg, sposa del duca di Orléans, introdusse l’albero di Natale alle Tuileries, suscitando la sorpresa generale della corte.
Fu così che l’uso di decorare per Natale l’abete si diffuse a poco a poco anche nei paesi latini, a simboleggiare la nascita di Cristo come Albero della vita.
Gli addobbi dell’albero hanno assunto anch’essi un significato religioso: i lumini simboleggiano la luce che il Cristo dispensa all’umanità, i frutti dorati, i dolciumi e i regalini appesi ai suoi rami o posti ai suoi piedi sono il simbolo della Vita spirituale e dell’Amore che Egli ci offre. Radunarsi la notte di Natale attorno all’albero significa dunque essere illuminati dalla sua luce, godere della sua linfa ed essere pervasi dal suo amore.
In Tirolo e in Svizzera si narra tra i montanari che il genio della foresta abitasse in un vecchio abete. Si credeva che vegliasse sul bestiame e portasse prosperità e fecondità alle fattorie.
In Savoia l’albero neutralizzava il malocchio e impediva al fulmine di cadere. Affinché la sua influenza fosse più intensa, la cima veniva mozzata in modo che i rami rimasti rappresentassero le cinque dita della mano aperta.
 
IL CEPPO DI NATALE
 
Mentre l’usanza dell’abete solstiziale, scomparsa dalle tradizioni italiane con la cristianizzazione, sarebbe poi riapparsa timidamente all’inizio del ‘900 per poi diffondersi nel dopoguerra sulla scia della colonizzazione americana, era rimasta viva invece la tradizione del ceppo, che oggi tuttavia è diventata molto rara.
Il ceppo o ciocco natalizio veniva chiamato in modo diverso a seconda delle regioni ed era il sostituto dell’albero natalizio.
Si diceva che il ciocco servisse per scaldare il bambin Gesù, doveva quindi bruciare fino all’alba ma non consumarsi del tutto perché lo si doveva riaccendere ogni notte, fino all’Epifania, affinché portasse fortuna. I suoi resti si sotterravano in parte in campagna per preservare i raccolti dalle intemperie e dalle tempeste, mentre quelli meno carbonizzati si riaccendevano quando nascevano i bachi da seta perché crescessero forti e immuni da malattie.
 
IL VISCHIO
 
Per le feste natalizie si usa appendere il vischio agli usci delle case o di portarne al collo un rametto perché lo si considera un amuleto contro le disgrazie e gli influssi negativi. Guai però a raccoglierlo con le mani e soprattutto con la sinistra, si attirerebbe la malasorte.
Se si passa in compagnia sotto il vischio, ci si deve baciare, e se una ragazza non riceve questo bacio non si sposerà nell’anno successivo. In qualche regione dell’Inghilterra, per scongiurare il rischio di rimanere zitelle, nella notte del 6 gennaio se ne deve bruciare il mazzo che ha addobbato la casa durante le feste natalizie.
Queste usanze ci giungono dai Celti che consideravano il vischio una pianta misteriosa, donata dagli dei poiché non aveva radici e cresceva come parassita sul ramo di un’altra pianta. Favoleggiavano che crescesse là dove era caduta la folgore: simbolo di una discesa della divinità.
Se vi piace sapere le tradizioni e la storia delle piante che ci circondano vi consiglio un libro da cui ho preso spunto per questo post, che si chiama FLORARIO di Alfredo Cattabiani, ed. Mondadori.
 
Auguro a tutti voi di trascorrere un Buon Natale con le persone che amate!
A presto!

sabato 15 dicembre 2012

Yin e Yang


Oggi voglio parlarvi di un concetto essenziale nel pensiero e nel sentire cinesi, il principio della polarità.
Generalmente nella nostra cultura si parla spesso in maniera dualistica di due aspetti contrapposti: bene e male, positivo e negativo, buono e cattivo e così via, fino alla convinzione comune in cui ci si deve disfare di un aspetto per coltivare l’altro. Nella mentalità cinese (quindi anche nella Medicina Cinese) è impossibile pensare di eliminare una parte a favore dell’altra, perché fanno parte dello stesso sistema, liberarsi di uno dei due vorrebbe dire distruggere il sistema stesso.
A molti di noi sembrerà un concetto strano perché tutta la nostra cultura è incentrata su questo, cercare in qualche modo di rendere la vita e il mondo migliori, avere la salute e non la malattia, la ricchezza e non la povertà, il piacere senza dolore. Il concetto appena espresso appartiene ad una forma di pensiero “lineare”, mentre quello cinese è “ciclico”.
Questa nostra ideologia ci ha portati a combattere e lottare per ottenere con grandi sforzi “il meglio”, ma spesso non ci siamo riusciti, anzi, abbiamo creato interferenze in un sistema di cui conosciamo solo una parte degli eventi.
Più cerchiamo di capire il mondo più questo corre via. La cultura e la medicina cinesi sono impregnate dalla filosofia taoista la quale dice: ” senza lasciare la mia casa io conosco tutto l’universo”. L’arte di vivere è come “navigare”, dobbiamo conoscere venti e maree e saper riconoscere la nascita e il decadimento delle cose per utilizzarle al momento opportuno e non lottare contro di essi.
La polarità domina questo pensiero lineare: yang (positivo) e yin (negativo) rappresentano il maschile e il femminile, il forte e il debole, la luce e l’ombra, il sorgere e il tramontare. Per maschile e femminile s’intendono le qualità di entrambi più che l’appartenenza al sesso maschile o femminile. Lo yin e yang sono princìpi che si alternano e che insieme formano l’unità dove non esiste mai la possibilità che uno dei due prevalga sull’altro, perché essi sono complementari e si rigenerano reciprocamente. Per noi è difficile pensare che il suono viene dal silenzio, la luce dal buio e che l’essere viene dal non-essere.
Trovo molto carino questo testo taoista in cui si dice:
 
            Trenta raggi uniti dal mozzo di una ruota;
            E’ il buco del centro che rende ciò utile.
            Modella l’argilla in un vaso;
            E’ lo spazio all’interno che rende ciò utile.
            Taglia porte e finestre in una stanza;
            Sono i buchi che rendono ciò utile.
            Perciò l’utile viene da quello che c’è;
            L’inutile da quello che non c’è.
            (…)

 Yin e yang, due lati della stessa medaglia, il Tao, un simbolo in bianco e nero che spesso abbiamo visto raffigurato e che rappresenta la ciclicità del mondo e dei suoi eventi.

 
 

Immaginatelo in movimento, ruotante, la parte nera (Yin) si alternerebbe a quella bianca (Yang), là dove cala uno cresce l’altro e questa alternanza genera la spinta positiva al movimento. I due dischetti di colore contrapposto all’interno indicano che nel massimo Yin si genera lo Yang e viceversa, quindi sono due polarità inseparabili che insieme rappresentano il principio universale.
Nella Medicina Cinese questo concetto è interessante, perché si intende che, quando un sintomo ha raggiunto la sua massima espressione Yang tenderà poi a trasformarsi in Yin (es: infiammazione à degenerazione), quando si assume un cibo yang si può curare una condizione eccessivamente yin e viceversa, una stagione yang (estate) si alternerà a stagioni che portano un aumento di yin crescente (autunno-inverno) e chi ha una costituzione troppo yang soffrirà particolarmente in estate.
L’elenco di seguito riporta le principali caratteristiche dello Yin-Yang:
 
YANG
YIN
 
 
FUOCO
ACQUA
ESTATE
INVERNO
SOLE
LUNA
GIORNO
NOTTE
PRIMAVERA
AUTUNNO
UOMO
DONNA
ALTO
BASSO
SUD
NORD
CALORE
FREDDO
MOVIMENTO
RIPOSO
ATTIVITA’
RICETTIVITA’
ESTERNO
INTERNO
SUPERFICIALE
PROFONDO
VELOCE
LENTO
CIELO
TERRA
RAZIONALITA’
INTUIZIONE
ESTROVERSIONE
INTROVERSIONE
LUCE
OSCURITA’
ENERGIA
MATERIA
DISPARI
PARI
SINISTRA
DESTRA
ACUTO
GRAVE
LEGGERO
PESANTE
TEMPO
SPAZIO

 La teoria dello Yin-Yang è solo una tra le tante dell’affascinante filosofia Taoista.
Per chi volesse approfondirla consiglio un libro molto bello da leggere (e vi assicuro breve e conciso) che si intitola :

“IL TAO LA VIA DELL’ACQUA CHE SCORRE”
Alan W. Watts
Ubaldini Editore

Voglio salutarvi con due bei pensieri taoisti:
 
“Nel caso del corpo, è meglio lasciarlo andare insieme con le cose.
Nel caso delle emozioni, è meglio lasciarle seguire i loro desideri.
Andando insieme con le cose eviti di diventare qualcosa di separato da esse.
Lasciando che le emozioni seguano i loro desideri, eviti la stanchezza”.
Chuang-tzu

“Lascia che l’orecchio ascolti quel che desidera ascoltare, che l’occhio veda quel che desidera vedere, che il naso odori quel che gli piace odorare, che la bocca dica tutto quel che vuol dire, lascia che il corpo abbia tutto il conforto che richiede, lascia che la mente faccia quello che desidera (…) ”
 Yang Chu

sabato 8 dicembre 2012

La vitamina D



Esiste una sostanza che ha la capacità di proteggerci da un gran numero di malattie: la vitamina D.
La vit.D è prodotta dall’organismo quando questo è esposto al sole per almeno venti minuti, mentre la quantità di vit.D introdotta con l’alimentazione è nettamente inferiore a quella che potrebbe essere prodotta dal nostro corpo. Ad esempio, un quarto d’ora al sole produce c.ca 10.000 Unità (UI) di vitamina D, mentre un bicchiere di latte ne contiene meno di 100.
Molti di noi passano troppo poco tempo alla luce e all’aria aperta e mangiano male. Il risultato è che siamo in pratica tutti carenti di vitamina D!
Tra gli alimenti più ricchi troviamo lo sgombro, il salmone e le sardine che ne contengono c.ca 200-300 UI per porzione, una quantità ancora decisamente bassa.
La vitamina D aiuta l’organismo ad assorbire il calcio, il fosforo e i minerali nelle ossa, ha un’azione di stimolo sul nostro sistema immunitario aiutandolo a difenderci dalle infezioni e dalla proliferazione delle cellule cancerose, protegge le pareti dei vasi sanguigni e il cuore, riducendo le malattie cardiovascolari. Inoltre, contrasta i processi infiammatori aiutando il nostro sistema nervoso centrale e sembra possa proteggerci dal rischio di sviluppare la sclerosi multipla. Infatti, le popolazioni che si espongono molto al sole o che mangiano molto pesce soprattutto nei primi quindici anni di vita, sono meno colpite. La vit.D ha anche un’azione protettiva nei confronti del diabete di tipo1.
Le popolazioni che soffrono meno la carenza di questa vitamina sono ovviamente quelle che vivono al sud, dove l’esposizione al sole è maggiore e anche le ore di luce. In questi territori è inferiore l’incidenza di malattie cardio-vascolari e tumorali.
Durante l’inverno andiamo certamente in carenza di questa vitamina a causa delle lunghe giornate al chiuso e delle ore di luce che si riducono. In effetti, è stato osservato che in inverno i casi d’infarto aumentano del 55% rispetto ai mesi estivi.
In estate la situazione andrebbe meglio, ma dobbiamo considerare che le protezioni solari (tanto osannate per la capacità di prevenire danni alla pelle) riducono se non azzerano la capacità del corpo di produrre questa vitamina.
Allora, come dobbiamo fare?
In commercio esistono molti integratori di vit. D che possono aiutarci, ma in realtà non sappiamo quanta ce ne serve, perché a volte, nonostante l’integrazione, se ne rimane ugualmente carenti. Esistono esami ematici specifici che possono quantificare la vitamina D presente nel nostro corpo. Questa potrebbe essere una buona partenza per capire meglio quanta ce ne occorre.
Mediamente, ognuno di noi dovrebbe assumere c.ca dalle 2000 alle 5000 UI al giorno.
Attenzione agli integratori che contengono anche la vit.A, che dovrebbe essere sottoforma di betacarotene, in caso contrario, se di origine diversa, è in grado di inibire l’azione della vit.D.
Tra i tanti prodotti, l’olio di fegato di merluzzo in opercoli è naturalmente ricco di vit. D e A naturali e in giuste proporzioni, quindi ben bilanciate.
Anche i bambini beneficiano dell’integrazione di vit.D, durante l’inverno la sua assunzione riduce l’incidenza di raffreddore, tosse e influenza.
Buon fine settimana a tutti voi!

martedì 4 dicembre 2012

Sformatini di riso selvatico e verdure

 
L’autunno è la stagione dell’elemento metallo (secondo la Medicina Cinese) e uno dei cereali che nutre il nostro metallo meglio di altri in questo periodo è il riso.
Questa ricetta che voglio proporvi è semplice, sfiziosa, dal profumo delizioso che sicuramente apprezzerete, e ovviamente è a base di riso!
Occorre procurarsi il misto riso con riso selvatico (lo trovate dove vendono prodotti bio), è un misto di 3-4 tipi di riso (quello integrale, quello rosso, quello selvatico…) che troverete già confezionato e che si cuoce come da ricetta base (vedi post http://naturovagare.blogspot.it/2012/10/il-riso-integrale.html).
Tornando agli ingredienti, vi occorre:
 
-          250 gr di misto riso con riso selvatico
-          100 gr di carota
-          100 gr di zucchine
-          100 gr di piselli sgranati
-          Un tronchetto di porro
-          30 gr di sedano
-          Sale, pepe, Ghee indiano
 
Per la salsa:
 
-          Passata di pomodoro
-          Un trito aromatico di basilico, timo e maggiorana
-          Olio extra vergine d’oliva oppure di girasole
-          Sale, pepe e peperoncino in povere (se è di vostro gradimento)
 
Tagliate a dadini le verdure e fatele lessare insieme con i piselli in un cucchiaio d’olio e due di acqua aggiungendo a metà cottura un po’ di Ghee indiano (burro chiarificato) e sale.
Cuocete a parte il riso.
Una volta cotti entrambi lasciateli intiepidire e mescolateli, correggendo il sale (se necessario) e aggiungendo il pepe.
Preparate la salsa mescolando la passata di pomodoro con il trito aromatico, un po’ di sale, pepe e un pizzico di peperoncino.
Prendete degli stampini, pressatevi dentro il riso con le verdure e nel frattempo distribuite nel piatto un velo di salsa. Sformate gli stampini nei piatti sopra la salsa e guarnite con le foglie di sedano tritate e un filo di olio d'oliva o girasole.
Le verdure potete variarle secondo la stagione o in base a quello che possedete in casa, e potete aggiungere al riso anche pesce o gamberetti.
Fatemi sapere se vi è piaciuto questo piatto!
Buon appetito, a presto!

lunedì 26 novembre 2012

La ritenzione idrica


La ritenzione idrica è un problema che coinvolge, chi più chi meno, un bel numero di persone, prevalentemente donne.
Ma cos’è in realtà la ritenzione idrica?
Il nostro corpo quotidianamente produce attraverso il metabolismo cellulare una quantità di liquido che contiene all’interno acqua, proteine, lipidi, tossine, prodotti di scarto del processo metabolico, cellule immunitarie e molto altro. Questo liquido generalmente è drenato dai tessuti grazie all’aiuto del sistema linfatico e venoso, ma in certi casi tende a rimanere e a creare una condizione di gonfiore in parte permanente, detta appunto ritenzione idrica.
Le cause possono essere molteplici. Innanzitutto controlliamo il sistema circolatorio venoso e linfatico, questi devono essere in condizioni di efficienza ottimale, se così non fosse possiamo stimolarli attraverso i massaggi specifici (il linfodrenaggio di Vodder è l’ottimale) e l’attività fisica affinché riprendano una funzionalità corretta e possano rimuovere l’eccesso di liquido.
Il test più semplice per capire se ci sono problemi circolatori è rispondere a queste domande:
Ti senti spesso le gambe pesanti?
Dopo una camminata ti senti le gambe più leggere o più pesanti di prima?
Se la risposta è “più leggere”, hai un problema prevalentemente venoso, se invece sono “più pesanti”, c’è senz’altro un problema linfatico.
A volte la ritenzione si verifica, anche se i nostri sistemi di drenaggio sono in uno stato ottimale. Che cosa causa allora questo eccesso di liquidi?
onsideriamo che il nostro corpo utilizza la ritenzione idrica come strumento per “diluire” le tossine prodotte quando queste non riescono ad essere eliminate, portandole nei tessuti periferici, quindi lontane dagli organi vitali, e richiamando liquidi per renderle inattive. Queste tossine non sono state eliminate attraverso gli organi emuntori (fegato, reni, intestino, pelle, polmoni) perché quantitativamente troppe, oppure perché i nostri emuntori si trovano già saturi e carichi di lavoro. In questo caso siamo in un momento d’intossicazione di cui non ci rendiamo conto.
Un buon modo di eliminare liquidi è fare una depurazione di fegato e intestino per aiutare gli organi addetti a smaltire questo carico di lavoro, inoltre possiamo stimolare il sistema linfatico con il massaggio e anche con la fitoterapia in modo dolce ma efficace.
I preparati che ci possono aiutare sono:
 
-          Betula Verrucosa (Gemme) che aiuta a ripulire e drenare i tessuti.
-          Tarassacum officinalis (TM) per disintossicare fegato, intestino e stimolare la diuresi.
-          Thé verde da bere durante la giornata (ottimo depurativo generale).
-          Tisane con Tarassaco, Rusco, Finocchio e Vite rossa per migliorare il tono venoso e ridurre il senso di gonfiore.
 
Ovviamente parliamo di una ritenzione di liquidi data da cause “naturali”, diverso è il caso di chi assume farmaci ad uso quotidiano che possono provocare ritenzione idrica per altri motivi (l’esempio classico è la pillola anticoncezionale), in tal caso è comunque utile una depurazione ma il fattore scatenante, ovvero il farmaco, va preso in considerazione nel momento in cui si valutano i risultati finali del drenaggio.
Diverso ancora è l’edema da alimentazione povera di proteine. L’assunzione troppo scarsa o eccessiva di proteine può provocare un ristagno linfatico diffuso.
Altro caso è l’edema causato da problemi più gravi a cuore, reni e fegato, che vanno diagnosticati tempestivamente.
In ogni caso, ricordiamoci di prestare attenzione a ciò che mangiamo e di evitare o ridurre al minimo tutti gli alimenti che ci danno ritenzione come:
 
-          Zuccheri raffinati
-          Dolci
-          Caffè
-          Formaggi e insaccati
-          Sale in eccesso
 
E bevete molta acqua, perché solo in questo modo stimolerete il processo di diuresi!
A presto!

venerdì 23 novembre 2012

Questa è solo…ENERGIA!


Nella Medicina Tradizionale Cinese da sempre si parla di energia, meridiani, punti energetici e così via, argomentazione per molti affascinante ma anche complicata.
Secondo questa medicina millenaria il nostro corpo emette energia (detta anche Qi o Ki) la raccoglie dall’ambiente esterno, dall’alimentazione, dalle forme di pensiero e la trasforma.
L’uomo nasce con un bagaglio “genetico” di energia che per la Medicina Cinese è trasmessa dai genitori al feto e che lo accompagnerà per tutta la vita. Questa energia risiede nei reni e può essere conservata, nutrita o sperperata secondo lo stile di vita. L’uomo raccoglie energia dal mondo che lo circonda: dal cibo sano ed energeticamente ricco, dalla terra e dal respiro che prende il Qi del cielo per portarlo al proprio interno.
Questa energia che quotidianamente raccogliamo ci serve per affrontare la giornata e per “ricaricare” le nostre batterie, in questo modo non attingiamo dal grande serbatoio renale e risparmiamo la nostra energia ancestrale, diversamente, attingiamo dalla nostra riserva personale fino a quando andiamo “in riserva”, momento in cui iniziano i problemi di salute.
Una persona in “vuoto energetico” per i cinesi è fondamentalmente colui che ha poca energia, poca resistenza fisica e psichica, si ammala facilmente ed è più vulnerabile nei confronti dell’ambiente esterno. Pallido, con occhiaie profonde, pochi capelli e freddoloso, sono tutti segnali che indicano un Ki scarso che scorre male nei meridiani del nostro corpo.
I cinesi sostengono che quando l’energia ancestrale termina l’individuo va incontro alla morte.
Da qui si capisce l’importanza di conservare il più a lungo possibile questo bagaglio prezioso.
Alcune regole fondamentali che possiamo applicare subito per conservare il nostro Ki sono:
 
-          Dormire in modo sufficiente
-          Alimentarsi con cibi ricchi di Ki, quindi biologici e poco raffinati
-          Ridurre le fonti di stress
-          Rigenerarsi in mezzo alla natura e all’aria aperta quando è possibile
-          Respirare (spesso viviamo le nostre giornate in apnea)
-          Tenere un atteggiamento mentale positivo (i pensieri negativi possono scaricarci molto a livello energetico)
-          Utilizzare tecniche di meditazione o discipline energetiche (Tai chi, Qi gong, yoga ecc.)
-          Eventualmente aiutarsi con la fitoterapia e floriterapia
 
 Anche le persone con turbe mentali per i cinesi sono individui che hanno un’energia di base da tonificare, hanno quindi perso il “centro” emotivo, fisico ed energetico.
Nel corpo umano ci sono dei canali di scorrimento di questa energia, detti meridiani, attraverso i quali questa raggiunge tutti gli organi e i visceri corporei. Dove il corpo presenta un dolore, una contrattura o un problema, lì c’è un blocco dello scorrimento energetico.
Durante il giorno l’energia passa nei meridiani, ma in maniera più consistente si trova in un meridiano piuttosto che in un altro secondo l’orario. Esiste un orologio cinese degli organi, dove ad ogni ora corrisponde un organo/viscere, ciò significa che in quell’orario l’energia scorre con maggior vigore lungo il meridiano corrispondente. Quando una persona accusa dei sintomi in un determinato orario della giornata, e questo avviene per più giornate, allora c’è una difficoltà dell’organo o viscere che corrisponde a quella fascia oraria (vedi disegno).
 
  

  
Anche i risvegli notturni sono indicativi, se una persona si sveglia sempre (es.) dalle 2 alle 3 di notte, probabilmente c’è un fegato che ha bisogno di essere depurato e riequilibrato, se invece ci si sveglia sempre alle 4 o alle 5 è un segno di malinconia, tristezza e preoccupazione che riguarda di più l’organo polmone.
L’orario della giornata in cui ci sentiamo scarichi o energici parla della nostra condizione energetica e si relaziona con gli organi corrispondenti.
Qual è la tua ora migliore? E la peggiore? A voi l’analisi!

A presto!

domenica 18 novembre 2012

Zuppa d’autunno


Ho sempre pensato che, se la natura ci ha dato determinati prodotti alimentari in certi periodi dell’anno, è perché noi abbiamo bisogno di determinate sostanze, vitamine e minerali presenti in questi alimenti. Inutile consumare prodotti fuori stagione, tanto meglio quando si può, utilizzare i cibi che quella stagione ci offre.
Questa zuppa che ho sperimentato una settimana fa è un’ottima ricetta che ci permette di usare due importanti ingredienti autunnali: la zucca e il radicchio.
In Medicina Cinese la zucca, con il suo sapore dolce, è indicata come alimento utile a nutrire il nostro elemento Terra e in particolare fa bene allo stomaco.
In autunno la zucca è una verdura da consumare in grandi quantità perché ricca di molti principi nutritivi utili, come il betacarotene, che ha proprietà preventive nei confronti di diverse patologie in quanto:
 
-         Contrasta i radicali liberi
-         Protegge il sistema circolatorio
-         E’ un antinfiammatorio e antiossidante
 
 Il radicchio rosso è una verdura che cresce quasi tutto l’anno. Contiene il 93% di acqua, il 4% di carboidrati, 1% di proteine e il restante si divide in fibre e minerali come il calcio, il sodio, il fosforo, il potassio (di cui è ricco), il magnesio, il ferro, lo zinco, rame e manganese.
Il radicchio rosso contiene anche alcune vitamine: B1, B2, B3, B5, B6, C, E, K, buone proprietà digestive (grazie ai principi amari) e depurative. Le fibre del radicchio hanno la capacità di trattenere gli zuccheri presenti nel sangue, per questo motivo è consigliato ai soggetti affetti da diabete di tipo 2.
Uno studio interessante dell’Università di Urbino ha evidenziato che il radicchio rosso contiene molte più sostanze antiossidanti rispetto ad altri alimenti più famosi per questa proprietà come mirtilli e uva. Grazie a questa sua caratteristica il radicchio rosso rallenta l'invecchiamento cellulare, previene l'insorgere di alcuni tipi di tumore (soprattutto a livello intestinale) e apporta benefici a chi soffre di artrite e reumatismi. Anche la pelle si mantiene più giovane e più a lungo grazie agli antiossidanti.
Ora veniamo alla ricetta!
Tagliate a dadoni 600 gr di polpa di zucca e rosolatela con un cucchiaio d’olio d’oliva e due d’acqua insieme ad una cipolla tritata finemente e abbondante noce moscata.
Aggiungete una quantità d’acqua affinché la zucca risulti coperta per tre quarti del suo volume e un dado vegetale.
Fate bollire per mezz’ora a fuoco lento.
Intanto tagliate a listarelle un cespo di radicchio rosso. Quando la zucca sarà cotta, frullatela, aggiungete il radicchio e riprendete la cottura ancora per 10-15 min a piacere.
Quando sarà pronta, servitela spolverandola di parmigiano, con un filo d’olio d’oliva o di girasole e un pizzico di peperoncino in polvere.
Questa ricetta piacerà anche a chi ritiene la zucca troppo dolce per il proprio gusto, il radicchio ne smorzerà con l’amaro il sapore finale.
Buon appetito!

martedì 13 novembre 2012

Mi è venuta la cervicale!


“Mi è venuta la cervicale!” Questo è quello che sento dire spesso alle persone quando hanno dolore o tensione al collo, è una frase che mi fa sempre sorridere perché la cervicale non è qualcosa che “viene”, ma è una parte fondamentale del nostro corpo.
Per cervicale si intende un insieme di sette vertebre, dette appunto vertebre cervicali, che costituiscono l’asse di sostegno del collo e del capo soprastante.
La prima che troviamo subito al di sotto della nuca è chiamata Atlante (I C), come il nome del mitico reggitore della volta celeste (e in effetti anche la nostra piccola vertebra si trova a sostenere un bel carico) mentre la seconda è detta Epistrofeo (II C). Tutte le altre sono indicate come III C, IV C, V C ecc
Quando questo tratto vertebrale è sottoposto a stress muscolari, tensioni o colpi d’aria, si possono presentare dolori più o meno localizzati e manifestazioni neurologiche. Anche tensioni mandibolari, mal occlusione o digrignamento notturno possono portare agli stessi sintomi.
Se il problema riguarda le prime vertebre, la sintomatologia potrebbe essere (oltre alla tensione localizzata) anche di tipo neurologico: mal di testa, nausea, capogiri, ronzii alle orecchie e difficoltà visive, mentre se l’infiammazione è nel tratto basso avvertiremo più dolore localizzato e al movimento, tensione sulle spalle e, a volte, anche stati dolorosi o fastidi che si irradiano agli arti superiori.
Detto questo, quando avete un’infiammazione acuta, cioè dolore intenso e pochissima mobilità, affidatevi a prodotti antinfiammatori che vi aiutino a superare la fase critica:
 
-          Creme o gel a base di Arnica e Artiglio del Diavolo da spalmare localmente
-          Arnica da assumere per via orale (omeopatica) nel caso in cui l’infiammazione sia da trauma
-          Integratore di Magnesio, per ridurre la tensione muscolare
-          Impacchi di Zenzero localizzati per allentare la tensione e muovere il Ki stagnante
 
Quando la fase acuta sarà passata, la cosa migliore è farsi fare un massaggio a collo-spalle-schiena per andare a risolvere le contratture. Nel caso il dolore si protraesse nel tempo o si ripresentasse con una certa frequenza vi consiglio di verificare con il vostro dentista se c'è un problema di bruxismo.
Le persone che soffrono spesso di tensioni al collo e mal di testa “da cervicale” dovrebbero farsi trattare con il massaggio per allentare la tensione muscolare che, probabilmente, è sempre presente in modo costante e quando incontra un fattore scatenante (cambi di clima, clima freddo-umido, colpo d’aria, stati di rabbia e posture errate) diventa dolorosa.
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese il collo è associato all’organo fegato e all’emozione a lui collegata, la rabbia. Quando ci sono episodi di torcicollo è giusto quindi pensare di depurare anche il fegato.
A presto!

sabato 10 novembre 2012

Mammolo, Mimmolo…Mimulus!


“Mimulus è una pianta in apparenza fragile e vulnerabile che non cresce nei boschi o nei campi, ma sulle rive di torrenti e ruscelli, attaccata alle pietre, appesa precariamente sull’acqua, resistendo senza paura ai pericoli di crescere in mezzo all’acqua”.  (R. Orozco)
 
Mimulus Guttatus è il nome botanico della pianta dalla quale si ottiene il fiore di Bach detto Mimulus.
Questa pianta, alta c.ca 30 cm è diffusa in tutta Europa e cresce principalmente presso i corsi d’acqua, i ruscelli e in luoghi umidi. Presenta grandi fiori gialli, delicati, che ricordano gli aspetti somatici di chi porta con sé le caratteristiche emozionali legate a questa essenza. Sono generalmente persone esili, con tratti fini, simili a bambole di porcellana. Hanno una grande sensibilità corporea che li fa arrossire e/o balbettare, spesso per nascondere questo loro aspetto si mostrano estroversi, ridono nervosamente o parlano eccessivamente, ma se si guardano bene negli occhi, si noterà tutta la loro timidezza e fragilità. Hanno spesso le mani sudate, possono avere tendenza cifotica e sono pallidi.
Mimulus è associato alla paura, all’ansia per cose concrete, ben definite, per esempio: paura del dentista, paura dell’aereo, degli animali o delle malattie, paura delle iniezioni ecc. In realtà queste persone mostrano sempre paure nuove: la paura di essere soli, della povertà ecc. L’elenco potrebbe essere molto lungo. Spesso i pensieri di “paura” sono concatenati tra loro e hanno la tendenza a materializzarsi, rafforzando quelli precedenti e legando sempre più la persona ai suoi timori.
I floriterapeuti parlano spesso di una paura originata al momento della nascita, la paura del nuovo nato per il mondo che dovrà affrontare.
Mimulus può avere una personalità fobica per eccellenza, è perspicace e ipersensibile, per questo si sente spesso infastidito da troppo rumore, troppa luce, troppa folla, troppo cibo ecc. Tutti gli eccessi vanno a disequilibrare la sua costituzione sensibile, facendo insorgere, a volte, malesseri fisici dati da questa pressione: il “loro” mal di testa, il “loro” mal di pancia, il “loro” disturbo alla vescica ecc.
Molti bambini sono caratterizzati da tratti Mimulus che, in alcuni casi, si risolvono con la crescita, ma in altri, gettano le basi per la personalità futura. Mimulus è utile come rimedio anche nei casi di paure verso le situazioni nuove: andare all’asilo, distaccarsi dalla mamma, dormire da soli ecc. Sempre accompagnato però da altri rimedi floreali di contorno.
Mimulus aiuta le persone ad uscire dal labirinto dei timori e delle ansie. Nella floriterapia si ritiene che la paura abbia un’origine “spirituale” e pertanto i rimedi di floriterapia, essendo “vibrazionali”, possono aiutare a sbloccare e dissolvere uno stato di paura aiutando a comprenderne l’essenza.
I consigli che di solito si danno alle persone Mimulus, sono di affrontare le proprie paure da un punto di vista mentale e razionale, di ritagliarsi dei momenti durante la giornata per riposarsi e rigenerarsi dall’ambiente esterno e di accettare la propria sensibilità senza giudizio.
Nella Medicina Tradizionale Cinese, la paura è associata ai reni, quindi un trattamento di rinforzo energetico della loggia renale potrebbe aiutare, utilizzando in sinergia con la floriterapia anche la fitoterapia e l’alimentazione.
 
“Così come non mi sono preoccupato di nascere, non mi preoccupo di morire” (F.G.Lorca)

martedì 6 novembre 2012

La Curcuma


Le spezie hanno sempre avuto su di me un fascino particolare, i colori e gli odori che emanano evocano terre lontane, antiche tradizioni e saggezze popolari.
Vi siete mai trovati ad ammirare un banchetto di spezie come si trovano spesso nei mercati delle feste paesane? L’impatto c’è, eccome!
Mi piace molto unire l’uso delle spezie alla mia cucina quotidiana: danno sapore, colore e fanno molto bene alla salute. Ma quali scegliere e come utilizzarle?
Le spezie sono tantissime e ognuna si addice di più a carne, pesce, verdure, uova ecc. Ve le racconterò un po’ alla volta ma oggi voglio parlarvi della curcuma, detta anche zafferano delle Indie.
Questa pianta cresce in luoghi dove il clima è tropicale, quindi umido e piovoso, con temperature che vanno dai 20° ai 35°. La sua polvere è ottenuta dalla lavorazione della radice, ed è molto utilizzata dalle popolazioni dell’India e in tutta l’Asia meridionale che ne fanno uso in cucina, nella medicina popolare e come tintura per tessuti. Il suo colore è a mio parere bellissimo, ricorda i luoghi polverosi e i volti carichi di espressività dei paesi da cui proviene.
La curcuma molti pensano di non averla mai mangiata, in realtà è una delle spezie che compongono il curry detto in Asia masala, al quale conferisce il classico colore giallo intenso. In Europa è uno degli additivi coloranti ad uso alimentare più utilizzato sotto la sigla di E100.
La medicina ayurvedica la considera un emmenagogo, in altre parole un rimedio che “vitalizza il sangue”, cioè lo mobilita. Tra il sangue e l’energia esiste una relazione reciproca, il sangue ha bisogno di energia per il movimento e l’energia ha bisogno di sangue per il nutrimento. Secondo la medicina ayurvedica, il sangue stagnante può essere una delle cause di molti disturbi, tra cui amenorrea, dismenorrea, tumori, masse addominali, artrite, dolore ai muscoli, sciatica e angina coronarica. Il ristagno di sangue, comunque, crea dolore, generalmente fisso e acuto.
Le piante emmenagoghe trattano spesso in fitoterapia questi disturbi, sono considerate “calde” in grado quindi di stimolare l’elemento fuoco e ridurre i ristagni umido-freddi tipici delle persone con costituzione linfatica.
La curcuma agisce in particolar modo su cuore, fegato e polmoni, avendo un sapore definito amaro e speziato. Ha proprietà colagoga, stimolante, analgesica, antinfiammatoria, ipocolesterolemizzante, astringente e antisettica.
Per la medicina ayurvedica regola le mestruazioni, facilita la digestione, aiuta nei catarri bronchiali, scioglie i calcoli biliari e decongestiona il fegato, elimina i dolori mestruali e aiuta a ridurre i fibromi. Sia per via interna che per applicazione esterna la curcuma promuove la guarigione di ferite o traumi.
In fitoterapia si consiglia di assumerne 3-9 gr al giorno tranne che per le donne in gravidanza e in caso di occlusione alle vie biliari o in presenza di colecistopatie.
Uno studio più recente ha dimostrato che questa spezia, grazie ai suoi principi attivi, è in grado di stimolare il sistema immunitario e di inibire il danno ossidativo prodotto dai radicali liberi al DNA, meglio ancora delle vitamine A ed E. Probabilmente è per questo motivo che le popolazioni che consumano abitualmente curcuma hanno un’incidenza minore di molte forme tumorali.
A questo punto non ci resta che inserirla nella nostra dieta, per godere dei suoi benefici e anche del suo sapore. Per iniziare potete prendere una ciotolina, mettere dell’olio d’oliva e un po’ di polvere di curcuma a piacere, mescolare e usare questo condimento per insaporire verdura cotta e cruda, pesce e la pasta integrale appena scolata. La trovo ottima anche spolverata sopra alle uova (il curry è ancora meglio). Potete inoltre aggiungerla a fine cottura nei minestroni di verdura e nei passati, anche abbinata ad altre spezie come peperoncino, coriandolo, zenzero ecc.
Se lo trovate, abbinatela con il pepe lungo, questo aiuta l’assorbimento dei principi attivi della curcuma.
Iniziate a prendere confidenza con il suo utilizzo, poi ci saranno un po’ di ricette!
A presto

venerdì 2 novembre 2012

La crema Budwig


La dottoressa Kousmine di cui vi ho già parlato in precedenza, sosteneva che la colazione del mattino è uno dei pasti principali della giornata, anche se noi spesso tendiamo a trascurarla.
Con il risveglio il nostro corpo richiede molta energia, è il momento in cui tutto si rimette in moto per un’altra giornata di lavoro e attività, il nostro metabolismo è al massimo per trasformare una sostanziosa colazione in energia. Diversamente, quando al mattino non mangiamo, il nostro corpo va a prendere ciò di cui necessita dalle riserve, compiendo così uno sforzo inutile.
La dottoressa Kousmine studiò una colazione ideale che potesse costituire un vero e proprio pasto completo a livello di nutrienti, con vitamine, grassi polinsaturi, minerali, zuccheri naturali e fibre, il tutto perfettamente digeribile anche dalle persone malate.
La crema Budwig, che prende il nome da un’amica della dottoressa Kousmine, nasce dall’esigenza di:
 
-          Consumare giornalmente grassi polinsaturi, omega-3 e 6.
-          Sostituire alimenti nocivi, poco nutrienti e troppo calorici.
-          Effettuare una buona e completa colazione.
 
La dottoressa sosteneva che molte delle malattie degenerative che ci colpiscono hanno come causa comune, la carenza di certi nutrienti, che provoca un indebolimento del nostro corpo e del sistema immunitario rendendo la nostra salute sempre più debole e indifesa.
Di seguito vi riporto la ricetta della crema Budwig. Io stessa, vi confesso, l’ho guardata per un po’ di tempo con diffidenza, non tanto per gli ingredienti ma per il risultato finale che mi andavo ad immaginare, la mia domanda era “Ma sarà buona?”
Mangiare sano, in fondo, non deve significare perdere di gusto e piacere, perché in questo caso le buone abitudini vengono ben presto abbandonate. La crema Budwig, dopo averla provata personalmente, posso dire che è gustosa e abbondante, molto adatta a tutte le persone che soffrono la fame a metà mattina perché riesce a saziare per molte ore, aiutando quindi anche chi ha sempre poco tempo per il pranzo.
La ricetta riportata è originale ma qualche variazione potete farla per renderla di vostro gradimento.
 
Ingredienti:
 
-          1 cucchiaio (15 gr) di semi oleosi crudi macinati al momento (girasole, noci, mandorle, nocciole, zucca…)
-          1 cucchiaio colmo (20 gr) di cereali integrali crudi biologici a scelta (riso, grano saraceno, orzo, avena, miglio, farro…)
-          1 alimento proteico a scelta tra: 125 gr di yogurt naturale biologico, 40 gr di tofu, 30 gr di ricotta, 1 tuorlo d’uovo.
-          1 piccola banana o 2 cucchiai di miele
-          150 gr di frutta fresca di stagione
-          1 cucchiaio (20 gr) di semi di lino macinati al momento
-          Il succo di ½ limone o di un’arancia
 
Macinate finemente i semi di lino, i semi oleosi e il cereale in un macinacaffè.
Frullate uno degli alimenti proteici con la banana o il miele e il succo di limone.
Lavate e pulite la frutta, tagliatela a pezzetti e unitela alla crema (potete anche frullarla) insieme agli altri ingredienti.
 
Questa preparazione si può associare a piacere a caffè d’orzo, infusi, tisane o the verde.
Un suggerimento per chi è stitico: al mattino a digiuno bevete un bicchiere d’acqua, a temperatura ambiente o tiepida, diviso in tre sorsi intervallati; ciò stimolerà il vostro movimento intestinale oltre che a depurarvi.
Fatemi sapere se vi piace e se l’avete provata in altre varianti!
Buona colazione a tutti!