domenica 28 ottobre 2012

Ma il benessere cos’è?


Oggi è stata una giornata molto interessante, insieme con alcuni amici ho partecipato alla Festa della Salute, organizzata dell’associazione Ting Spazzavento (www.newting.org), che si è svolta a Riolo Terme (RA) all’interno dello stabilimento termale. Sono state proposte diverse conferenze ad ingresso libero su svariati temi: psicologia, alimentazione naturale, meditazione, Qi Gong, malattie tumorali e tanto altro.
Queste iniziative mi sono sempre piaciute molto perché aiutano a formare coscienze più critiche e consapevoli oltre che a divulgare molti concetti legati alla salute, il tutto in un ambiente fatto di persone appassionate di rimedi naturali, che dedicano la loro vita lavorativa, e non, alla ricerca della via che conduce al benessere.
Sono tante le cose che potrei raccontarvi, e magari un po’ alla volta lo farò, ma vorrei partire dalla prima conferenza della mattinata tenuta dal Dott. Erus Sangiorgi, persona che stimo e apprezzo sia dal punto di vista umano che professionale, dotato di spirito curioso e lungimiranza che svolge il suo lavoro di medico “alternativo” con grande passione, sostenendo che “ognuno di noi è chiamato a svolgere un compito in questa vita, e quel compito va svolto nel migliore dei modi!”.
“Tutti ne parlano ma…il benessere cos’è?” Questo era il titolo della conferenza, in effetti, già provocatorio.
La parola “benessere” è molto sfruttata al giorno d’oggi, quasi abusata, ma quando veramente possiamo dire di vivere una condizione di benessere?
Benessere: stato di buona salute fisica e psichica, felicità.
Il benessere, quindi, è sottinteso ad uno stato di salute. Il mondo medico e paramedico si concentra sulla malattia e divide le persone in due categorie, i soggetti malati, in altre parole affetti da una malattia accertata dagli esami clinici, oppure i soggetti sani che non mostrano sintomi di malattia. Ma la distinzione è veramente legata solo a questo? Se una persona clinicamente sana, che non mostra segni patologici dice di non stare bene, può veramente dirsi sana?
Per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) “La salute è uno stato di completo ben-essere fisico, mentale e sociale e non consiste solamente in un’assenza di malattia e infermità” e, a questo proposito, ha stilato un elenco di fattori che devono essere presenti ogniqualvolta si parla di una persona in salute, e quindi, che vive una condizione di benessere:
 
-          Avere un corpo sano e armonioso
-          Mantenersi in movimento
-          Avere un lavoro all’interno del quale essere rispettato
-          Vivere in un alloggio adatto ai propri bisogni (luminosità, spazio ecc.)
-          Avere un’educazione sufficiente
-          Avere una vita sociale e di relazione appagante, dalle quali trarre sostegno e con le quali confrontarsi, senza episodi razziali
-          Avere la capacità di adattamento alle varie situazioni della vita
-          Avere fiducia in sé
-          Vivere nel quotidiano liberi da paure
 
Riassumendo, per provare un ben-essere mentale è necessario stabilire un equilibrio tra tutti gli aspetti della vita: fisica, psichica, spirituale, sociale ed economica. Quando non siamo in equilibrio fisico, mentale e sociale, il nostro corpo ci invia segnali sotto forma di disagio e di mal-essere.
Detto questo, pensiamo ancora di essere in una condizione di benessere? Il momento storico che stiamo vivendo è difficile, e molti di questi parametri non possono essere presenti nella vita delle persone, allora abbiamo una popolazione ammalata di mal-essere.
L’OMS ha valutato che, probabilmente, da qui al 2020 la depressione diventerà la seconda causa d’invalidità al mondo dopo i disturbi cardiovascolari.
Per far fronte a tutto ciò bisogna uscire da uno sterile dibattito sulla malattia e ampliare lo sguardo per capire che dobbiamo prenderci cura di noi in modo diverso, cercando di costruire oggi e per quelli che verranno, un ambiente sociale in cui è bello vivere.
Ricordiamoci inoltre che il nostro corpo è biologicamente strutturato per mantenersi in costante forma e salute, auto guarirsi e auto rigenerarsi. La nostra unica responsabilità è quella di aiutarlo a svolgere questi compiti.
Di seguito riporto una serie di regole fondamentali che possiamo seguire da subito per il mantenimento di uno stato di benessere:
 
-          Dormire bene
-          Rispettare e riequilibrare la propria “costituzione di nascita” (psico-fisica, energetica ecc.)
-          Mantenere in equilibrio l’intestino
-          Regolare l’equilibrio acido-base consumando più cibi basici come frutta, verdura e cereali integrali
-          Drenare le tossine, depurarsi
-          Sostenere l’energia di base
-          Alimentarsi in modo corretto, abbandonando i cibi troppo raffinati
 
C’è molto da riflettere in tutto questo, ma nel frattempo che la salute mentale, fisica e sociale sia con voi!
Per chi fosse di Bologna e dintorni segnalo un centro che si dedica al benessere in modo olistico e con grande passione: “Esteticamente” in via E. Mattei n.7, Bologna 

mercoledì 24 ottobre 2012

Il metallo che è in noi…


L’autunno è la stagione che in Medicina Cinese viene associata all’elemento metallo.
Dopo l’estate in cui la natura ha avuto la sua massima esplosione ed espansione (yang) questa si prepara a ridurre la sua attività e avviarsi ad un periodo di riposo (yin) qual è l’inverno.
In autunno gli alberi abbandonano le foglie, il verde si fa meno intenso e gli animali si preparano al letargo, pian piano lo yang cede il posto ad uno stato yin che diventerà dominante in inverno.
Anche noi uomini siamo influenzati da questo cambiamento, e anche per noi si dovrebbe prospettare una stagione di riposo, l’inverno è il momento dell’anno in cui conservare le proprie energie per poterle rinnovare e farle esplodere nuovamente in primavera, ad un periodo di grande attività dovrebbe succedere sempre un momento di riposo per poter recuperare le energie. Il metallo è l’elemento legato all’intestino e ai polmoni e quindi ai processi di eliminazione ma anche di assorbimento (si assorbe per poi distribuire). Eliminare feci o anidride carbonica significa anche saper eliminare pensieri, situazioni, relazioni, la capacità di tagliare in modo netto è tipica di una persona metallo. Quando mentalmente abbiamo difficoltà ad eliminare, superare o digerire determinate cose anche il nostro intestino avrà difficoltà nelle sue funzioni, così come il respiro sarà più breve, e il nostro metallo non sarà in equilibrio.
La persona che presenta il metallo come elemento predominante è spigolosa (anche fisicamente), metallica, rigida, mostra i suoi sentimenti solo quando si scalda, è tendenzialmente molto difesa, caratterialmente soffrirà periodi di tristezza. Una persona che attraversa un periodo penoso avrà spesso problemi di intestino e/o difficoltà di respirazione per quel periodo, ma questo a volte può durare anche tutta la vita. Le persone metallo infatti soffrono spesso di problemi legati ai polmoni, all’intestino e alla pelle.
Le ore del giorno in cui l’energia risiede maggiormente nel nostro elemento metallo sono.
Dalle 3 alle 5 à Polmoni
Dalle 5 alle 7 à Intestino crasso
Chi si sveglia negli orari compresi tra le tre e le cique del mattino potrebbe essere in un periodo di tristezza.
Il sapore associato è il piccante. Una persona che ama troppo o non gradisce i cibi piccanti può avere un metallo in disequilibrio. Per il resto vediamo che:
 
-   Il cereale che nutre il nostro metallo è il riso
-   Il vegetale è la cipolla
-   Il frutto è la castagna (non a caso la troviamo in autunno)
-   La carne è quella di cavallo
 
Se un elemento è in squilibrio la giusta scelta dei cibi può contribuire a riequilibrarlo.
 E voi, quanto "metallo" avete?
A presto!

sabato 20 ottobre 2012

Il riso integrale

 
Il riso è uno dei cereali più diffusi e consumati al mondo, conosciuto da millenni, originario dei paesi asiatici, è il cereale più equilibrato e versatile che conosciamo.
Nella nostra cucina oramai ha spopolato l’uso di quello bianco, raffinato, perché è più veloce da cuocere, si presta a preparazioni di piatti tradizionali per la sua proprietà assorbente e si presenta bianco (purtroppo molte scelte commerciali per quel che riguarda gli alimenti sono fatte sulla base dell’impatto visivo che hanno sul cliente).
Il riso bianco raffinato è povero, anzi poverissimo di molti principi nutrizionali come minerali, fibre, vitamine, oligoelementi presenti proprio nella parte scartata, che invece l’integrale mantiene. La versione raffinata perde c.ca il 70% delle sue proprietà nutritive.
In commercio esiste la versione di riso integrale e semintegrale, la differenza sta nel fatto che il semintegrale è un po’ più povero di crusca ma comunque molto ricco per quel che riguarda gli altri nutrienti e, anzi, utile a chi soffre d’irritazione intestinale perché è meglio tollerato.
Il riso integrale, per le sue proprietà, è quindi un eccellente energetico e rimineralizzante, indispensabile durante le fasi di crescita dei bambini e nei periodi di stress e superlavoro.
Essendo il cereale abbinato all’elemento metallo della Medicina Cinese, è un ottimo riequilibrante dei polmoni, utile anche nei casi di diarrea e nelle fermentazioni intestinali. Ottimo disintossicante, tollerato anche da chi ha un’intolleranza al glutine (celiachia), il consumo di riso integrale pare riduca le probabilità di ammalarsi di diabete di tipo 2.
La sua composizione in breve è:
12% acqua
7% proteine
70% carboidrati
Zuccheri, fibra alimentare e lipidi
Minerali: ferro, sodio, potassio, fosforo, selenio, manganese, rame e zinco.
Vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e B6), vitamina E e K.
Aminoacidi: alanina, arginina, cistina, acido glutammico, acido aspartico, valina, triptofano, leucina, lisina, glicina, serina e tirosina.
 
Come si cuoce il riso integrale? La ricetta di base…
 
Sciacquate con cura il cereale più volte finché l’acqua non risulterà limpida, per lavarlo così da eventuali impurità.
Per la cottura potete fare in due modi:

1-      Mettete il riso in una pentola con una quantità d’acqua/brodo vegetale pari a due volte il suo volume e portate a ebollizione, coprite con il coperchio e lasciate cuocere a fuoco lento per c.ca 45 min o secondo le istruzioni riportate sulla confezione. La quantità d’acqua può variare secondo il tipo di pentola.
2-      Ponete in una pentola il riso e una quantità di acqua/brodo vegetale di poco superiore al livello del riso, portate a ebollizione e coprite lasciando bollire a fuoco lento. Controllate dopo 10 minuti il livello dell’acqua, se scarseggia, aggiungete acqua o brodo caldo ma sempre una quantità tale da coprire il riso e non oltre. Proseguite così controllando di tanto in tanto fino a fine cottura. In questo modo il riso rimarrà un po’ più sgranato rispetto alla cottura precedente.
 
In ogni caso è sconsigliato mescolare il riso in cottura, perché facendolo, dopo, potrebbe attaccarsi al fondo. Se a fine cottura rimane un residuo d’acqua lasciatelo, il riso lo assorbirà durante il raffreddamento e diventerà più morbido.
Buon appetito!

martedì 16 ottobre 2012

Soffro solo di…stress!


“Tutti i suoi malesseri sono legati allo stress, lei si riposi, si rilassi e vedrà che  starà meglio!”
Quante volte ci hanno detto questa frase? Spesso sembra quasi che quando non si sa a cosa attribuire un determinato disturbo sia sempre ‘colpa dello stress’!
Ma questo stress è veramente così pericoloso come appare?
In psicologia lo ‘stress’ rappresenta la ‘pressione’ esercitata dagli eventi psicologici che conseguentemente causano, nell'organismo, una reazione generale di adattamento a questi.
Possiamo adattarci allo stress in modo emotivo, comportamentale e fisiologico, e il tutto può ritenersi ‘normale’ fino a quando rimane circoscritto, entro certi limiti di tempo/quantità.
Lo stress è una reazione normale e positiva, che ci spinge a reagire in determinate circostanze e ad utilizzare al massimo le nostre potenzialità (eustress). Che cosa accadrebbe alla preda se non andasse in stress davanti al suo predatore? Probabilmente non sopravvivrebbe a lungo! Ma cosa accadrebbe invece se la preda si sentisse costantemente e irreversibilmente braccata? Il distress è lo stress negativo, che diventa eccessivo, e che può alla fine condurre anche a reazioni patologiche.
Ma effettivamente cosa succede nel nostro corpo?
Quando siamo sotto stress, produciamo un ormone attraverso le ghiandole surrenaliche che si chiama cortisolo.
Il cortisolo è responsabile di tutti quei processi di distruzione (catabolici) del nostro metabolismo. Un eccesso o un difetto di cortisolo può comportare problemi importanti, nella nostra società è molto frequente la sovrapproduzione di quest’ormone, che, andando a distruggere elastina e collagene, porta ad una ‘distruzione’ dei tessuti e ad un invecchiamento accelerato.
La vita stressante, in effetti, ci invecchia precocemente!
Il nostro corpo, grazie al cortisolo, riesce ad adattarsi allo stress e agli stimoli, ma con il passare degli anni per potersi adattare agli stessi stimoli, il corpo richiede una quantità di cortisolo sempre maggiore, in pratica, con il passare degli anni ne produciamo sempre di più, e questo mostra la nostra perdita della capacità di adattamento.
Livelli elevati di cortisolo sono anche responsabili di un accumulo di grasso sull’addome, un grasso metabolicamente attivo che tende a stimolare ulteriormente la produzione di cortisolo.
L’eccessiva produzione di quest’ormone nel tempo può portare ad un esaurimento delle ghiandole surrenaliche con il risultato di farci sentire perennemente stanchi, con difficoltà a dormire bene, bisognosi di dosi sempre maggiori di caffè per rimanere attivi e necessità di fare spuntini frequenti, per non parlare dell’abbassamento del sistema immunitario.
L’affaticamento surrenalico può portare anche ad un’insufficienza cronica, quindi non va trascurato.
Pensate di avere accumulato stress a sufficienza? Probabilmente molti di noi sono arrivati già ad un buon livello, proviamo allora ad allentare, per permetterci di riprendere fiato e riposare! Rimedi naturali come tisane rilassanti, fiori di Bach, fiori australiani, aromaterapia, yoga, meditazione, massaggi e bagni in acqua calda possono tutti essere nostri alleati per allontanare un po’ di stress. Un suggerimento: l’olio essenziale di lavanda diffuso dal brucia essenze in camera da letto (in inverno messo a gocce anche nelle vaschette del termosifone) un po’ prima di coricarci può rendere il nostro sonno più rigenerante.
A presto!
 
“Stai calmo: tutto questo tra cent'anni non avrà alcuna importanza.” (R.W. Emerson)

giovedì 11 ottobre 2012

Olio sì olio no?


Nella dieta proposta dal metodo Kousmine (vedi post del 13-09-2012) si parla molto di come condire ed insaporire i cibi. Quando ci si accinge ad una dieta “naturale” si pensa sempre di dover rinunciare a gusto e sapore, destinando la propria tavola a piatti tristi, ma non è così.
La dieta Kousmine sostiene che per prevenire le malattie degenerative occorra, tra le altre cose, recuperare in cucina l’uso di tutti quegli oli vegetali ricchissimi di grassi polinsaturi e di omega3 e 6 che hanno un’importante funzione antinfiammatoria sul nostro corpo, e non solo, ma sono anche particolarmente saporiti.
Tutti i cibi andrebbero cucinati senza l’uso di condimenti cotti, quindi i soffritti si dovrebbero evitare, ma utilizzare invece gli oli vegetali spremuti a freddo per condire i piatti una volta cotti.
In cucina esistono i grassi e gli oli. I primi sono di origine animale e si presentano solidi a temperatura ambiente (burro, lardo, strutto e margarina), i secondi invece si presentano liquidi e possono essere di origine animale o vegetale (olio di pesce, d’oliva, di girasole ecc…).
Il burro è composto dall’80% di grassi prevalentemente saturi e ha un elevato contenuto di colesterolo. Contiene però le vit. A, E, e sali minerali. Il nostro corpo può tollerare piccole dosi di burro solo se siamo in buone condizioni di salute e se si segue una dieta complessivamente povera di grassi animali. Preferiamo sempre e comunque il burro biologico.
L’olio di oliva è il più utilizzato in cucina, ricco di antiossidanti e acido oleico monoinsaturo. La cosa migliore è sceglierlo spremuto a freddo e proveniente da semi biologici. Se possibile va consumato crudo, ma comunque, sopporta bene anche le temperature fino a 200 gradi.
L’olio di girasole è ricco di acido linoleico (precursore degli omega-6), meglio sceglierlo biologico e spremuto a freddo, va conservato in luogo fresco e al riparo dalla luce (in estate meglio in frigorifero). L’olio di girasole va consumato crudo, aggiunto alle pietanze nella dose di un cucchiaio al giorno come fosse un integratore.
L’olio di semi di lino è più delicato e facile alla degradazione dell’olio di girasole, perciò va conservato in frigorifero e consumato in breve tempo per evitarne l’ossidazione e la successiva produzione di radicali liberi.
Ricco di acido alfa linolenico (precursore degli omega-3), basta l’assunzione di un cucchiaio al giorno oppure si possono consumare direttamente i semi aggiunti alle pietanze come descritto nella dieta Kousmine.
Gli oli di vinacciolo e di riso hanno la caratteristica principale di non avere un sapore particolare. Ricchi in acido linoleico (precursore degli omega-6), questi oli si prestano per il condimento di pasta e riso in bianco, per realizzare maionese e salse, quindi ogni volta che non mi occorre dare sapore.
L’olio di soia ha una bilanciata composizione di acidi grassi essenziali, si conserva in frigorifero e va consumato crudo, come l’olio di semi di sesamo, particolarmente saporito e ricco di grassi polinsaturi e antiossidanti.
L’olio di semi si distingue se è realizzato con semi di origine biologica e spremuti a freddo, oppure di origine industriale, nel secondo caso i semi generalmente sono stati sottoposti ad alte temperature e questo ne altera i grassi polinsaturi. L’olio di semi biologici si conserva in frigorifero e va consumato crudo.
Un’attenzione particolare richiedono i grassi di palma e di cocco. Pur essendo di origine vegetale, sono ricchi di grassi saturi, quindi vanno consumati in quantità ridotte. Sono impiegati generalmente nei prodotti dolciari, anche biologici, quindi se trovate la scritta “oli vegetali” tra gli ingredienti, diffidate, perché potrebbero non essere di qualità.
A presto, al prossimo post!

martedì 9 ottobre 2012

I fiori di Bach


Non è possibile parlare dei fiori di Bach senza raccontare un po’ la storia del loro scopritore. Di seguito traccerò brevemente la sua carriera ma per chi volesse saperne di più: http://www.floriterapia.net/biografia1.htm

Il Dott. E.Bach (1886-1936) ha caratterizzato tutta la sua vita con un unico denominatore, l’amore per i suoi simili.
Intrapresa la carriera di medico e ricercatore lavorò molto nel campo della tossiemia intestinale fino al 1928 quando iniziò ad integrare la batteriologia con l’omeopatia. I suoi studi furono molto apprezzati dalla comunità scientifica dell’epoca. Negli anni che andarono dal ’28 al ‘30, iniziò a farsi largo in lui un’inquietudine e un’insoddisfazione rispetto al proprio lavoro, sentiva che mancava qualcosa. Iniziò a cercare rimedi sempre meno invasivi per l’uomo sulla base dei suoi studi sulle piante, e comprese pian piano come la medesima patologia, presente in pazienti diversi, debba essere curata in modi diversi.
Iniziò a ricercare rimedi che fossero:

-          Naturali

-          Semplici da ottenere e preparare

-          Non tossici

-          Utilizzabili da tutti gli esseri viventi

Per questo nel 1928 si spostò nel Galles, dove raccolse i suoi primi rimedi floreali e da lì la sua ricerca nel mondo vegetale non si è più fermata.
I fiori di Bach, come sono appunto chiamati, sono ancora oggi il risultato di questa ricerca, e si basano sul principio secondo il quale “la malattia non è mai casuale, ma ha il compito di segnalare alla persona che nella sua personalità qualcosa non va”.
Nella floriterapia la malattia non è mai letta come una punizione ma come un’occasione per apprendere e migliorare la propria persona.
In uno dei suoi testi intitolato “Guarisci te stesso” Bach spiega questo concetto in modo molto chiaro:
“…Non vi è nulla di casuale rispetto alla malattia, né il tipo né la zona del corpo dove si manifesta… Per esempio l’orgoglio, pieno di arroganza e di rigidità mentale, darà vita alle malattie che provocano stati di paralisi e irrigidimento corporeo. Il dolore è il risultato della crudeltà, da esso il paziente impara attraverso la sofferenza a non infliggerlo ad altri, sia a livello mentale sia fisico…La nevrosi, la nevrastenia sono generate da un egoismo eccessivo. L’ignoranza e la mancanza di discernimento, così come un persistente rifiuto a vedere la verità, quando ci si presenta l’opportunità, hanno come conseguenza la miopia e il deteriorarsi della vista e dell’udito. L’instabilità mentale conduce alla fine alle stesse condizioni fisiche dei diversi disordini che colpiscono il movimento…Non è casuale neppure la stessa parte coinvolta  e costituisce un elemento importante per compiere la diagnosi…Le mani indicano un fallimento o uno sbaglio nell’agire, i piedi, un errore nell’aiutare gli altri, il cervello mancanza o eccesso di controllo, il cuore, un atteggiamento sbagliato nei rapporti affettivi…”.
Comprendiamo dalle sue parole che le malattie e i problemi fisici che ci colpiscono vogliono comunicarci qualcosa e sta a noi interpretarli, sono spesso il frutto di atteggiamenti, stati emotivi e forme di pensiero distorte da cui non riusciamo a liberarci e che corrispondono a vibrazioni energetiche non armoniose. La natura può aiutarci a recuperare il giusto equilibrio vibrazionale e a risolvere le nostre difficoltà attraverso i rimedi floreali scoperti da Bach.
I fiori studiati da Bach sono 38, e rappresentano ciascuno una tipologia psico-fisica riscontrabile tra le persone. Questi rimedi, se consigliati nel modo giusto, possono aiutarci a migliorare certi atteggiamenti mentali che, a volte, sono anche alla base di molti malesseri psichici e fisici.
C’è in corso da anni una forte diatriba tra chi sostiene che la floriterapia sia inefficace e chi invece la utilizza con soddisfazione. L’azione della floriterapia è lenta, graduale, è un lavoro vibrazionale quasi impercettibile all’inizio ma che può mutare in modo profondo la persona. Chi ricerca nella floriterapia un effetto immediato e istantaneo potrebbe rimanere deluso, inoltre è dimostrato che le persone che sono abituate ad utilizzare rimedi naturali, omeopatici ecc…rispondono molto più velocemente alla floriterapia rispetto a chi è intossicato dai farmaci, anche perchè sono abituati ad un ascolto diverso della propria condizione psico-fisica.
La floriterapia funziona anche su piante, animali e bambini, dunque l’effetto placebo in molti casi è da escludere.
Ricordatevi sempre che, il rimedio floreale funziona se vi viene suggerito quello di cui avete bisogno, in quel caso avvertirete i benefici maggiori, quindi se non avete ottenuto risultati, potrebbe essere dovuto anche a questo!
Qual è stata la vostra esperienza personale con la floriterapia? Raccontatemi la vostra esperienza…

venerdì 5 ottobre 2012

Volontà o mancanza di volontà?


L’altro giorno m’interrogavo sulla parola ‘volontà’.
Molto spesso le persone parlando dicono ‘non ho voglia di farlo… non ho la volontà per… mi manca la forza di volontà…’ Quando è loro proposto di apportare anche piccoli cambiamenti all’alimentazione o alle abitudini di vita, queste partono già molto scoraggiate dicendo che ‘proveranno ma non sanno se ce la faranno…’ oppure intraprendono il cambiamento ma a metà si arenano per mancanza di volontà, pigrizia.
Il nostro stile di vita spesso è frenetico e non ci lascia molto tempo libero, mentre certi cambiamenti lo richiedono, ad esempio, cercare di avere un’alimentazione sana implica tempo per cucinare, per la spesa…Fare più attività sportiva e movimento richiede tempo durante la giornata, tempo per spostarsi in bicicletta anziché in auto ecc…E di tempo ne abbiamo poco. Pensiamoci, è solo e sempre una questione di tempo?
Siamo stati abituati ad avere tutto…pronto! I prodotti precotti, la pillola per far passare subito il fastidio, l’automobile per andare ovunque senza sforzo…
Io credo che in certi casi diciamo di non avere ‘tempo’, ma in realtà è solo questione di volontà!
Per alcune persone trovare la volontà e lo stimolo per fare determinate cose significa anche prendersi cura della propria salute e di se stessi. Veramente non abbiamo il tempo e la volontà per curarci di noi? A volte capita di prendere consapevolezza dei danni che ci arrechiamo. Spesso, dopo seri segnali di perdita di salute, le persone riprendono in mano la gestione del proprio benessere e trovano così la spinta motivazionale per fare tutto ciò che hanno sempre rimandato.
La paura può stimolare la nostra forza di volontà, e non a caso, in Medicina Cinese i reni sono associati alla volontà e alla paura.
Le persone che hanno poca energia nei reni hanno anche poca forza di volontà, chi sta con le spalle e il collo tesi non ha abbastanza energia per flettersi su di sé e occuparsi del proprio centro interiore, da qui schiena tesa, gobba e contratta.
Viceversa, le persone che nella vita hanno dovuto fare uno sforzo di volontà per sopravvivere, o quando per tenere lontana la paura dobbiamo farci coraggio da soli contraiamo il diaframma e teniamo rigido il bacino, possiamo avere tachicardie ed emicranie in alto, e coliti, spasmi e dolori addominali nel ventre. Tutto ciò perché siamo come due persone, in alto il calore sale e nell’addome c’è una condizione di ‘vuoto-freddo’. Risultato, l’energia non è più ben distribuita  nel corpo.
 
Da poco ho scoperto che, per le persone che hanno certe difficoltà, esiste anche la possibilità di essere seguiti da un coach psicologico. Il coaching psicologico è un metodo di sviluppo della personalità che valorizza le potenzialità del singolo, lo aiuta ad avere maggiore consapevolezza di sé e ad affrontare cambiamenti concreti per raggiungere i propri obiettivi. Insomma, un vero sostegno alla nostra volontà, che a volte manca perché crediamo poco nel nostro potenziale.
 
Ora, partiamo da qualcosa di semplice, proviamo a pensare alla nostra giornata, immaginiamo di fare ogni giorno qualcosa per noi: una camminata all’aria aperta (bastano 20 min al giorno), preparare un piatto sano e appetitoso, dedicarci alle cose che ci piacciono…Fatelo in modo creativo, non sentitelo come un peso ma come un’opportunità per vivere meglio. La soddisfazione c’è al solo al pensiero…Ora non vi resta che farlo!
A presto!

martedì 2 ottobre 2012

L’autunno vien mangiando…


Molto spesso ci sentiamo dire che dobbiamo mangiare i prodotti di stagione, in altre parole quelli che naturalmente crescono in natura nella stagione in cui si è, ma quali sono questi prodotti?
Un tempo le persone conoscevano i prodotti di stagione perché spesso vivevano di quelli, di ciò che veniva raccolto dai campi. Oggi, frutto di un’intensificazione delle coltivazioni, ritroviamo tra gli scaffali del supermercato ogni genere di frutta e verdura: fragole a dicembre, uva in pieno inverno, pomodori tutto l’anno ecc…E non sappiamo più distinguere ciò che è di stagione e ciò che non lo è.
Madre Natura generalmente fa le cose per bene, se ci fa trovare sulle nostre tavole certi cibi in determinati periodi dell’anno è perché quei prodotti contengono nutrienti utili al nostro organismo per affrontare quella stagione e, in effetti, il nostro corpo li richiede.
Alimentarsi per tutto l’anno con gli stessi prodotti ha i suoi rischi, innanzitutto la mancanza di vitamine e minerali che quei prodotti non hanno e successivamente lo sviluppo di forme d’intolleranza alimentare con conseguenze di salute ad essa collegate.
Ad esempio il pomodoro, che molti di noi consumano tutto l’anno e in mille modi diversi, è spesso tra gli alimenti che risultano positivi ai test d’intolleranza. Il pomodoro è un alimento indicato in estate perché ricchissimo di acqua, minerali e vitamine antiossidanti che aiutano la pelle a proteggersi dai raggi UV, tuttavia contiene anche un alcaloide tossico, la solanina e, se consumato in eccesso, può favorire i calcoli renali da ossalati. Il pomodoro, secondo la Medicina Cinese, è poco adatto alla stagione fredda perché troppo yin (a causa dell’elevato contenuto d’acqua), quando invece in inverno occorre consumare cibi più yang.
Ecco dunque l’elenco dei prodotti che l’autunno ci propone:

 VERDURA:  vari tipi d’insalata
                        radicchio rosso
                        cipolle
                        spinaci
                        funghi
                        zucchine
                        porri
                        zucca
                        pomodori, peperoni, melanzane di fine estate
                        carote
                        cicoria

FRUTTA:   mele
                        melagrane
                        pere
                        uva
                        prugne
                        fichi
                        castagne
                        caco
                       
CEREALI: avena
                        riso
                        grano
                        miglio
 
Consumare cibi di stagione vi permetterà di risparmiare sul costo della spesa perché, generalmente, questi hanno un costo più basso poiché la produzione in molti casi è locale e farete anche una scelta a km zero, con il risultato di aver acquistato prodotti che hanno anche un minor impatto ambientale.
Per gli amanti della tecnologia, indico “diStagione” un app molto carino da scaricare che vi aggiornerà sempre, appunto, sui prodotti di stagione.
A presto!